– I funghi –

L’importanza a 360 gradi: è bene comprendere l’utilità dei funghi per la vita sul nostro pianeta”

Seppure in questo spazio si renderanno note informazioni riguardo ad alcuni funghi medicinali, soprattutto su quello per eccellenza, ossia il “Ganoderma lucidum”(Curtis)P. Karsten 1881, conosciuto anche come “reishi”, non va tuttavia sottaciuta l’importanza preminente dei funghi per la vita sulla terra, e, per alcune specie, nel salvare numerose vite umane! Eviterò di addentrarmi in lunghe ed estenuanti premesse scientifiche proprio perché, questo contributo, vuole essere prevalentemente a carattere divulgativo pertanto, mi limiterò ad una breve esposizione riguardo alla loro utilità in senso lato. Solitamente sui funghi, si argomenta prevalentemente riguardo alle loro raffinatezze culinarie di cui l’uomo può godere, quando si verificano casi di avvelenamenti gravi e talvolta letali ma molto meno invece, sulla loro utilità a 360 gradi. E’ bene sapere che questi organismi sono importanti per la vita sul nostro pianeta in quanto essi, sono indispensabili ai fini della perpetuazione del ciclo biologico dei boschi. Se non esistessero i funghi, i boschi andrebbero incontro a probabile estinzione! Sappiamo che gli stessi boschi contengono una notevole quantità di foglie decomposte(cadute dagli alberi), cortecce e legno marcescente, spoglie ed escrementi di animali etc.. I funghi saprofiti ossia quelli che si nutrono di sostanze organiche animali o vegetali morti, tra l’altro i più numerosi e dove la maggior parte di essi sono di piccole dimensioni, attecchiscono proprio su questi substrati e da essi traggono il loro nutrimento. Insieme ad altri microrganismi, contribuiscono in modo determinante alla completa decomposizione e degradazione delle medesime sostanze organiche morte e, proprio per questo costante lavoro, sono definiti gli “spazzini dei boschi”. Questo vasto gruppo di miceti evitano che i boschi “soffochino” e grazie alla loro instancabile azione degradatrice, conferiscono sempre maggiore fertilità al terreno dove si formeranno elementi nutritivi nuovamente utilizzabili dalle piante maggiori, assicurando così, la perpetuazione del ciclo vitale dei boschi! Anche i funghi parassiti gruppo a cui va ascritto proprio il “reishi”, sono indispensabili per i boschi. Sono miceti che per nutrirsi si insediano su piante vive dove il micelio sviluppandosi nel cuore della pianta stessa, la porta in tempi relativamente brevi a morte. E’ dimostrato che prediligono insediarsi su piante già deboli o ammalate fungendo da “selettori”, coadiuvando così la natura a regolare il proprio equilibrio. Essi attaccano gli alberi la cui presenza è poco utile, in pratica “liberano” il bosco da una pianta che arreca più danni che utilità all’equilibrio del bosco stesso. Infine, i funghi simbionti detti anche micorrizici, giocano anche loro un ruolo determinante. Simbiosi significa mutuo scambio ovvero unione vantaggiosa tra le parti; il micelio che altro non è, la vera pianta del fungo ossia quella celata sotto terra, entra in simbiosi prevalentemente con le radici secondarie che si dipartono da quelle principali dell’albero, arbusti, erbe etc. o per semplice contatto o per penetrazione e, stabilisce con esse, uno scambio continuo di sostanze nutrizionali. In pratica la pianta superiore si serve del micelio fungino per estendere notevolmente il suo apparato radicante, per altro già abbastanza esteso, disponendo così di un territorio vastissimo da cui assorbire le sostanze di cui si nutre. Nel contempo cede al micelio fungino, le sostanze di cui abbisogna per il suo sviluppo. Una sufficiente presenza di funghi simbionti in un bosco giovane, è indicativo di un sano sviluppo del medesimo. E’ stato infatti dimostrato che dove sono presenti in buon numero questi funghi, le piante superiori crescono più in fretta, sane e rigogliose. E’ bene sapere ancora che i funghi, secondo gli studi effettuati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale(ISPRA),indicano l’ipotesi che possano essere utilizzati anche come efficaci bioindicatori di contaminazione ambientale.

In nome della corretta informazione è bene specificare che la maggior parte degli studi pubblicati sui funghi medicinali, sono in vitro e/o su modelli animali. La definizione dei meccanismi di azione delle molecole bioattive, sono stati comunque chiariti. Fermo restando che sono da confermare sull’uomo considerato che, la fisiologia degli animali, si discosta significativamente da quella umana. Tuttavia, non va comunque neanche sottaciuto che il divario tra la conoscenza e le sperimentazioni ancor più importanti, tra oriente e occidente, resta pur sempre significativa seppure, anche in occidente e soprattutto in alcune Nazioni, un certo cambiamento di rotta è in atto. Proprio in oriente gli studi sull’uomo sono avviati ormai da tempo e, qui di seguito, un significativo articolo di un illustre professionista della salute:

“Revisione analitica degli studi in prospettiva d’uso dei FUNGI OFFICINALIS”
Ci sono evidenze scientifiche sia in vivo che in vitro che i funghi hanno capacità di prevenire il cancro alla prostata, attualmente abbiamo anche evidenze cliniche ed epidemiologiche sull’uomo che ribadiscono con forza questo assioma ovvero che l’assunzione dei funghi sia come alimento (1-S. Zhang et alii :” Mushroom consuption and incident risk of prostate cancer in Japan: a pooled analysis of the Miyagi Cohort Study and the Ohsaki Cohort Study”; Int. Jou. of Cancer 2020) che come integratore (2-P.Twardowski et alii : “A phase I trial of mushroom powder in patients with biochemically recurrent prostet cancer: roles of cytokines and myeloid-derived suppressor cells (MDSCs) for Agaricus bisporus induced PSA responses”; Cancer 2015), non solo determinano una riduzione del rischio in base alla quantità settimanale consumata e correlata all’età, maggiore dopo i 50 aa (1); ma sono utili per impedire le recidive (2), quindi a scopo terapeutico come estratto, diminuendo sia il PSA che i fattori di immunosoppressione.
  • L’estrema importanza ed autorevolezza di questi studi, stride con il silenzio con il quale vengono accolti dalla classe medica e dai media di molti paesi al mondo compreso il nostro, e ciò fa amaramente riflettere.
Soprattutto il primo, quello in Giappone finanziato dal governo giapponese (National Cancer Research and Development Fund) un imponente duplice studio di coorte che ha riguardato oltre 36.000 uomini di età tra i 40 e i 79 anni, iniziato negli anni 90 e durato mediamente 13 anni, dove si sono utilizzati i Registri Tumori (là funzionano!) e questionari sul consumo di funghi (categorizzati come < 1 , tra 1-2 e > 3 volte a settimana) raccolti usando un questionario validato di frequenza di assunzione di alimenti, attraverso un’analisi di rischio multivariata in relazione all’incidenza di K alla prostata e durante i 574,397 di follow up anni/persona, ciò ha potuto permettere di associare la frequenza di assunzione di funghi con un abbassamento di rischio di K alla prostata, con un’evidenza particolarmente significativa (0,93 > 3 v/sett. p 0,023) per gli anziani sopra i 50 anni ed indipendentemente sia dallo stadio clinico del cancro che dall’assunzione di altri alimenti. Le conclusioni sono : “Lo studio ha mostrato una relazione inversa tra il consumo di funghi e l’incidenza di cancro alla prostata tra la popolazione giapponese maschile oltre i 50 anni, suggerendo che l’uso dei funghi quale alimento abituale può aiutare a prevenire il cancro alla prostata” e sappiamo che queste evidenze di natura epidemiologica sono tra le più significative in ambito scientifico. Ma tutto tace nel mondo medico … Analizziamo ora queste conclusioni in prospettiva dell’uso dei Fungi officinalis, innanzi tutto bisogna dire che in molti studi gli estratti dei funghi di varie specie, non solo dell’Agaricus bisporus di cui al II°studio, ma anche dell’ Agaricus Blazei Murrill, Coriolus versicolor, Cordyceps militaris, Coprinus comatus hanno dimostrato di inibire la proliferazione cellulare di linee cellulari di cancro prostatico e di restringere la progressione tumorigenica prostatica da uno stato ormono-dipendente ad uno stato ormono-refrattario, inoltre il consumo più diffuso in Giappone riguarda funghi come lo Shiitake (Lentinus edodes), la Flammulina velutipes, il Pleurotus ostreatus etc etc ma in misura molto limitata l’Agaricus bisporus, oltrechè le dosi consumate sono molto superiori a quelle occidentali e raggiungono anche i 200-300 gr di fungo fresco per le tre volte a settimana; tutto ciò apre prospettive molto interessanti sull’uso dei Funghi officinali sia nell’uso come fungo fresco a scopo preventivo ed a maggior ragione negli integratori come negli estratti dove è possibile un uso curativo. Infatti per stessa ammissione degli autori di ambedue gli studi analizzati, L’Ergotioneina (ERGO) il potente antiossidante ed antinfiammatorio di cui abbiamo parlato molte volte, risulterebbe la sostanza responsabile dell’azione terapeutica sia nel II° studio in maniera concentrata nell’integratore (fino a 28 gr equivalenti a 280 gr di fungo fresco) dell’Agaricus bisporus, che nel I° studio dove ha riguardato l’uso di altri funghi freschi che pur non brillando contengono comunque più ERGO dell’Agaricus bisporus (che ne contiene pochissimo),compensando la scarsa quantità con un’assunzione costante e per un periodo di tempo di anni mentre nel II° studio, che ha riguardato soggetti già operati di K prostatico nella prevenzione di recidive, l’uso come concentrato si è limitato a pochi mesi garantendo comunque un sufficiente apporto di ERGO. Quindi, concludendo, l’analisi ed il confronto di quanto sopra suggerirebbe che i Fungi officinalis, particolarmente ricchi in ERGO ed in costanza di azione terapeutica modulata sulla base dell’effetto desiderato, potrebbero essere utilizzati indifferentemente nei due modi (come integratore/estratto e/o fungo fresco) ed ai comuni dosaggi in uso in occidente, con prospettive di buoni (se non ottimi) risultati sia nella prevenzione del K prostatico in soggetti con più 50 aa e sia nel trattamento di soggetti già affetti di cancro alla prostata.
  • Ma questo implicherebbe l’adozione in sanità pubblica di una nuova visione realmente centrata sul paziente e sintetizzata nella famosa (ed attualissima) frase del nostro mentore Ippocrate che diceva più di 2300 anni fa più o meno così : “… fa che ciò che mangi tutti i giorni sia la tua cura e che le medicine siano ciò che ti nutre…” .
  • FONTE: Dott. Maurizio Bagnato specialista in igiene e medicina preventiva-Presidente °MICOMEDICINA 2020

  • Si consulti anche la sezione: “Cosa dicono i medici”.

 

 

“Hanno salvato e salvano vite umane, allietano le nostre tavole e sono utilizzati nella cosmesi”

Dal momento che i primi a studiare i funghi sono stati i botanici, per molto tempo essi sono stati trattati come vegetali anomali tant’è che in passato, rappresentavano una branca della botanica e quindi parte integrante del Regno Vegetale. La differenza fondamentale che distingue i funghi dai vegetali è la mancanza di clorofilla che li rende incapace di costruirsi le sostanze organiche nutrizionali loro necessarie, mentre tutti gli altri vegetali, tramite la fotosintesi clorofilliana sono in grado di autoalimentarsi. La pianta fungo (micelio) priva com’è di clorofilla deve trovare necessariamente nell’ambiente esterno le sostanze nutrizionali pertanto, dipende da altri organismi o materiali organici. Sotto questo aspetto i funghi, sembrano più “affini” al Regno Animale che non a quello vegetale, tuttavia, non potendo essere ascritti nè a un gruppo nè all’altro, i successivi orientamenti scientifici hanno collocato correttamente i funghi come gruppo a sè stante e appartenenti, assieme ai licheni, al Regno dei Funghi. Per questi motivi appare allora inesatto la collocazione dei funghi terapeutici all’interno dei rimedi fitoterapici. Fitoterapia infatti, è il termine che indica la possibilità di potersi curare con sostanze naturali, provenienti dal Regno Vegetale. Per come appena enunciato, i funghi sono abbastanza vicini al Regno Animale e lo stesso Paul Stamets, famoso micologo e saggista statunitense nonchè strenuo sostenitore della micoterapia, ne ha argomentato in merito esaustivamente. Dal punto di vista biologico sono molte le somiglianze: gli uomini per esempio per vivere hanno bisogno di ossigeno e di eliminare l’anidride carbonica, esattamente proprio come i funghi mentre le piante, per vivere azionano il processo inverso, ossia hanno bisogno di assimilare anidride carbonica e di eliminare l’ossigeno. Un altro aspetto simile tra esseri umani e funghi, è quello che i medesimi possono vivere anche al buio mentre le piante, hanno assolutamente bisogno di luce per il processo della fotosintesi clorofilliana. Altra similarità con il Regno Animale è rappresentata dalla presenza di chitina, componente che riveste la parete cellulare dei funghi, la stessa chitina, è parte integrante proprio dell’esoscheletro degli insetti! Ulteriore somiglianza è la presenza di vitamina B12 nelle cellule animali, così come nei funghi seppure in questi ultimi, in quantità minore. Nel Regno Vegetale invece questa vitamina, è del tutto assente se non giusto nell’alga sempre verde “Arthrospira platensis” meglio conosciuta come spirulina. I funghi si nutrono di sostanze organiche (per esempio le carcasse di animali), mentre le piante nutrendosi proprio di anidride carbonica ricavata dall’aria, di acqua e sali minerali estratti dal suolo, utilizzano invece sostanze inorganiche. Abbiamo visto come svolgono l’azione di “spazzini del bosco”, ruolo fondamentale a garantire la perpetuazione della vita sul nostro pianeta. Essi, nascendo e vivendo in ambienti ostili presenti proprio nel sottobosco come virus, batteri ed ogni sorta di microrganismi patogeni, riescono ugualmente a portare a termine la loro instancabile azione degradatrice e di rielaborazione in “humus“, degli elementi deleteri alla vita. Ciò indica sostanzialmente che questi straordinari organismi, malgrado l’ambiente particolarmente ostile in cui fruttificano e vivono, se non riuscissero ad eliminare gli stessi virus, batteri, ecc., non riuscirebbero a sopravvivere. Per questi motivi i funghi medicinali sono considerati i rimedi naturali tra i più potenti. Proprio per sopravvivere producono una miriade di sostanze tra cui antibiotici, vitamine, etc. e queste stesse sostanze, possono essere usate anche dagli uomini. I funghi terapeutici quindi, possono rappresentare per gli esseri umani una sorta di “serbatoio” da cui attingere I principi attivi utili per il nostro organismo. Del resto, anche noi non di rado viviamo pienamente immersi in ambienti ostili soprattutto sotto l’aspetto chimico e microbico. Appare del tutto evidente come sia praticamente impossibile sottrarsi a queste avversità, dove diventa allora indispensabile innalzare le difese del nostro organismo proprio a baluardo protettivo della nostra salute. Dopo quanto esposto appare evidente che i funghi medicinali, siano dotati di un significativo potere terapeutico sia come antibiotici che come antivirali, sono di grande sostenimento e modulazione al sistema immunitario ad un livello ottimale. Essi rappresentano anche degli straordinari pulitori e depuratori posto che, per come già enunciato, sono considerati gli “spazzini dei boschi” e proprio questa preminente azione, la esplicano anche sul nostro organismo, ossia l’opera di trasformazione delle tossine e di pulizia. Rappresentano una aggiunta agli organi emuntori deputati all’eliminazione di sostanze tossiche,ovvero l’intestino, fegato, reni, polmoni e pelle; in altre parole, proprio una sorta di sesto organo emuntore, ovvero una straordinaria marcia in più per il nostro organismo. Nella lista dei funghi utili all’umanità e che hanno anche salvato vite umane, va ricordata la specie “Penicillium notatum” Westling 1911, da cui si estrae la “Penicillina”, antibiotico scoperto (per caso) nel 1929 da A.Fleming. Prima della scoperta di questo importante antibiotico, i decessi per infezioni batteriche erano frequenti e non casi rarissimi come ai tempi nostri. Purtroppo però, a causa di un uso irrazionale degli stessi antibiotici, spesso “autoprescritti”, l’antibiotico-resistenza preoccupa sempre più la comunità medica proprio perché, il trattamento di alcune infezioni batteriche, sta diventando sempre più complicato! Un valido contributo a questo serio problema, potrebbe arrivare ancora dai funghi! Attualmente infatti, sono in corso da parte dei ricercatori, studi approfonditi su un fungo appartenente alla famiglia delle “Poliporaceae” ossia il “Fomes fomentarius(L.)p.,Summa veg. Scand., Sectio Post. (Stoccolma):321(1849). Questo fungo parrebbe possedere oltre alle proprietà antitumorali, anche spiccate azioni antibatteriche! La ricerca è tuttavia ancora in corso. Da segnalare che questa entità fungina, è stata rinvenuta nell’equipaggiamento della mummia “Otzi” di 5300 anni fa, ritrovata nel 1991 su un ghiacciaio dell’Alto Adige al confine con l’Austria e perfettamente conservata. Questo fungo una volta essiccato, ha una elevata capacità di innescare il fuoco, per questo viene chiamato anche “fungo dell’esca”. “Otzi” quindi, evidentemente lo portava con se per questo motivo. Tra l’altro, proprio a dimostrazione di come sin dalla preistoria l’uomo in qualche modo, già sapeva che con i funghi era possibile curarsi, nello stesso equipaggiamento di “Otzi” fu rinvenuto un altro fungo: il “Fomitopsis betulina”(Bolla) BK Cui, ML Han e YC Dai , in Han, Chen, Shen, Canzone, Vlasák, Dai & Cui, Fungal Diversity 80 : 359 (2016), noto anche per la sua azione antibatterica. Dall’esame del corpo della mummia, si è scoperto che aveva un parassita intestinale conosciuto come tricocefalo. L’aspetto veramente sorprendente e che lascia riflettere è, che Il fungo “Fomitopsis betulina, contiene l’acido poliporenico che è molto efficace nell’uccidere proprio i parassiti del tricocefalo! “Otzi”, aveva evidentemente una ottima conoscenza dei funghi medicinali! Da un altro micete appartenente alla famiglia delle “Sarcosomataceae” a forma di piccole coppe nerastre, il cui nome scientifico è “Pseudoplectania nigrella”(Pers.)Fucktel1870, giungono altre notizie promettenti: sarebbe stato infatti individuato, un nuovo antibiotico (Plectasina) efficace proprio verso alcuni batteri patogeni umani. Nei trapianti d’organo, se i medesimi sono possibili, il motivo è da attribuire oltre che alla bravura dei chirurghi, soprattutto ad una prodigiosa sostanza chiamata ciclosporina la quale, riduce al minimo il rischio di rigetto dell’organo trapiantato. La ciclosporina fu scoperta in un altro fungo microscopico il “Tolycopladium inflatum”W.Gams(1971). Tra i farmaci ricavati dai miceti va ricordata la cordicepina, farmaco usato per la cura dell’HIV; questa sostanza è estratta dal fungo “Ophiocordyceps sinensis“(Berk.)GH Sung, JM Sung, Hywel-Jones & Spatafora 2007,. Dal fungo “Trametes versicolor” (L.)Lloyd 1921viene invece estratta la crestina, sostanza presente nei principali farmaci antineoplastici. Questo fungo sin dagli anni 80, il governo giapponese ne ha approvato ufficialmente l’uso in varie forme di cancro. A tal proposito va segnalato che lo stesso governo giapponese, a prova di come in questa nazione l’utilizzo dei macrofunghi a scopo terapeutico è consolidato da millenni, dopo i fatti di Fukushima ha avviato una campagna di sensibilizzazione proprio verso le popolazioni colpite dal disastro, sull’utilizzo del fungo “Hatakeshimeji”. Questo micete il cui nome scientifico è “Lyophyllum decastes” (Fr.) Singer, reperibile anche nei nostri boschi per altro gustoso commestibile, oltre ad avere effetti anti-cancro è straordinariamente efficace proprio come chelante dei radioisotopi! Anche in altri settori i funghi sono “protagonisti”: nei trattamenti cosmetici, l’acido cogico, utile nel ridurre e bloccare il processo di formazione della melanina, il pigmento che da origine alle macchie scure cutanee, viene estratto dal fungo “Aspergillus flavus” Link, Mag. Gesell. naturf. Freunde, Berlin 3(1-2): 16 (1809). Anche lo stesso “Ganoderma lucidum“, è sempre più presente nei prodotti di cosmesi quali creme, sieri, maschere, etc. A corollario dell’utilità dei funghi a 360 gradi, i medesimi contribuiscono in modo significativo a sfamarci e non solo riguardo a quelli commestibili che dilettano, in modo diretto il nostro gusto ma, anche indirettamente: si pensi al lievito per la produzione del pane, viene anch’esso estratto da un fungo: “Saccharomyces cerevisiae”(Dems.)Meyen1838, il quale, è anche un utile probiotico ossia, riequilibra assieme al più utilizzato “Saccharomyces boulardii”Seguela, Bastide & Massot 1984, la flora batterica intestinale. Alcuni funghi assumono un ruolo di straordinaria utilità anche come prebiotici, ossia come nutrimento preferito dai fermenti lattici intestinali. Questa importantissima funzione puo’ essere espletata principalmente da due specie, per altro entrambe anche gustosi commestibili. Il “Coprinus comatus”(OF Müll.) Pers., Tenda. DISP. meth. fung. (Lipsiae): 62 (1797) infatti, è ricco di trealosio principio attivo che migliora significativamente la flora batterica intestinale che, di solito, in presenza di numerose patologie risulta essere alterata. Contiene anche la vitamina C la quale è rara nei funghi ma, questa entità fungina, è tuttavia ancora più famosa per il contenuto di vanadio colloidale, un minerale rarissimo che esplica un’azione simile all’insulina. La funzionalità di questo fungo per i diabetici, è suffragata da una singolarità! Secondo la ricerca medica, il vanadio produce effetti collaterali significativi per l’organismo umano, tant’è che la comunità medica, non è del tutto concorde riguardo al suo impiego nella terapia contro il diabete. Gli stessi medici infatti, affermano che per contrastare gli effetti collaterali di questo minerale, è necessario somministrare il Ferro rispetto al quale, il vanadio compete. Ora, è sorprendente notare come la natura spesso è prodiga dispensatrice: il “Coprinus comatus” infatti, contiene anche quantità elevate di Ferro motivo per il quale, l’assunzione di vanadio attraverso questo fungo, viene ottimizzata! Il micete formidabile ed insuperabile in ordine alla salute dell’intestino, è comunque la “Lentinula edodes”(Berk.) Pegler 1976, conosciuto anche con l’appellativo di Shiitake. Sappiamo bene che gran parte del sistema immunitario risiede proprio nel nostro intestino (microbiota) e, quando questo organo è in salute, tutto l’organismo ne trae straordinari benefici. Lo Shiitake nutre perfettamente la flora batterica intestinale, ossia quella utile ed indispensabile per la salute di questo organo, inibendo nel contempo, la proliferazione di quella deleteria come per esempio i batteri fermentatori, i quali provocano gonfiori e flatulenza ma, soprattutto, quelli putrefattori i quali generano sostanze cancerogene. Questo fungo è quindi in grado di creare una solida barriera immunitaria nelle viscere dove, innalzandone le difese, impedisce l’attraversamento della parete intestinale proprio dei microrganismi patogeni, impurita’, etc., evitando così che i medesimi entrino in circolo. Ancora, per il diletto del gusto, va ricordato Il famoso formaggio “gorgonzola” (e similari) unico per sapore e odore, durante la lavorazione insieme al latte vengono aggiunte spore di “Penicillium roqueforti Thom 1906, che fruttificando, conferiscono la caratteristica screziatura verde alla pasta. E’ infine risaputo che in natura, esistono anche quelli velenosi ivi compreso quelli letali a lunga e lunghissima latenza, ossia i sintomi possono manifestarsi sino a due settimane dall’ingestione! Deleteri per l’uomo sono anche le infezioni da miceti basti pensare alle micosi.

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